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In uno studio innovativo, gli scienziati hanno proposto che le misteriose “macchie” nel profondo del mantello terrestre siano in realtà i resti di un protopianeta chiamato Theia. Si teorizza che questo corpo celeste sia entrato in collisione con la Terra circa 4,5 miliardi di anni fa, un evento che non solo portò alla formazione della Luna ma lasciò anche parti di Theia vicino al nucleo terrestre.
Questi ammassi di dimensioni continentali, noti come grandi province a bassa velocità di taglio (LLVP), hanno lasciato perplessi i geologi sin dalla loro scoperta negli anni ’80. Onde sismiche viaggiano insolitamente lentamente attraverso queste strutture, che si trovano a circa 1.800 miglia sotto la superficie, una sotto l’Africa e l’altra sotto l’Oceano Pacifico. Questi frammenti rappresentano circa il 4% della massa del mantello. Gli LLVP sono significativamente più caldi e più densi della roccia del mantello circostante, ma le loro origini sono rimaste finora sfuggenti.
La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, suggerisce che questi LLVP sono le “reliquie sepolte” della collisione Theia, che da allora sono nascoste vicino al cuore del nostro pianeta. Questa collisione non solo ha dato vita alla Luna, ma potrebbe anche aver contribuito alla capacità unica della Terra di ospitare la vita. L’ipotesi è stata presa in considerazione per la prima volta durante una discussione in classe sul mistero dell’impatto di Theia, che ha portato ad una collaborazione tra esperti di spazio e geologia.
Le simulazioni sviluppate dal gruppo di ricerca illustrano come pezzi del mantello di Theia, larghi decine di chilometri, avrebbero potuto turbinare all’interno del mantello inferiore della Terra durante l’impatto. Mentre il materiale per lo più fuso proveniente da Theia si raffreddava e solidificava, il suo alto contenuto di ferro lo fece affondare fino al confine del mantello e del nucleo terrestre. Nel corso del tempo, questo materiale si è accumulato nei due LLVP separati, ciascuno ora più grande della Luna.
Anche se testare una teoria basata su eventi così antichi e profondi sotto la superficie terrestre è incredibilmente impegnativo, i ricercatori ritengono che il loro modello sia plausibile. L’idea che i LLVP siano resti di Theia è stata presa in considerazione in precedenza, ma questo studio è il primo a prendere sul serio il concetto e a fornirne un caso completo.
Le implicazioni di questa scoperta sono significative. La collisione di Theia, ritenuta l’ultimo grande evento di accrescimento della Terra, ha alterato la composizione del pianeta in sole 24 ore. I resti di Theia, conservati nelle profondità della Terra, potrebbero ancora oggi influenzare importanti processi geologici.
Questa ricerca aggiunge peso all’ipotesi dell’impatto gigante per la formazione della Luna e offre una spiegazione credibile per le anomalie al confine tra nucleo e mantello.
Christian Schröder, esperto sia di scienze della Terra che di esplorazione planetaria presso l’Università scozzese di Stirling, ha detto all’AFP che la teoria “si adatta a diversi filoni di prova”. “È una scoperta molto significativa ed entusiasmante”, ha affermato Schroeder, che non è stato coinvolto nella ricerca.
Egli, tuttavia, ha sottolineato che il mistero della formazione della Luna non è stato ancora risolto.
(Con input delle agenzie)
Questi ammassi di dimensioni continentali, noti come grandi province a bassa velocità di taglio (LLVP), hanno lasciato perplessi i geologi sin dalla loro scoperta negli anni ’80. Onde sismiche viaggiano insolitamente lentamente attraverso queste strutture, che si trovano a circa 1.800 miglia sotto la superficie, una sotto l’Africa e l’altra sotto l’Oceano Pacifico. Questi frammenti rappresentano circa il 4% della massa del mantello. Gli LLVP sono significativamente più caldi e più densi della roccia del mantello circostante, ma le loro origini sono rimaste finora sfuggenti.
La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, suggerisce che questi LLVP sono le “reliquie sepolte” della collisione Theia, che da allora sono nascoste vicino al cuore del nostro pianeta. Questa collisione non solo ha dato vita alla Luna, ma potrebbe anche aver contribuito alla capacità unica della Terra di ospitare la vita. L’ipotesi è stata presa in considerazione per la prima volta durante una discussione in classe sul mistero dell’impatto di Theia, che ha portato ad una collaborazione tra esperti di spazio e geologia.
Le simulazioni sviluppate dal gruppo di ricerca illustrano come pezzi del mantello di Theia, larghi decine di chilometri, avrebbero potuto turbinare all’interno del mantello inferiore della Terra durante l’impatto. Mentre il materiale per lo più fuso proveniente da Theia si raffreddava e solidificava, il suo alto contenuto di ferro lo fece affondare fino al confine del mantello e del nucleo terrestre. Nel corso del tempo, questo materiale si è accumulato nei due LLVP separati, ciascuno ora più grande della Luna.
Anche se testare una teoria basata su eventi così antichi e profondi sotto la superficie terrestre è incredibilmente impegnativo, i ricercatori ritengono che il loro modello sia plausibile. L’idea che i LLVP siano resti di Theia è stata presa in considerazione in precedenza, ma questo studio è il primo a prendere sul serio il concetto e a fornirne un caso completo.
Le implicazioni di questa scoperta sono significative. La collisione di Theia, ritenuta l’ultimo grande evento di accrescimento della Terra, ha alterato la composizione del pianeta in sole 24 ore. I resti di Theia, conservati nelle profondità della Terra, potrebbero ancora oggi influenzare importanti processi geologici.
Questa ricerca aggiunge peso all’ipotesi dell’impatto gigante per la formazione della Luna e offre una spiegazione credibile per le anomalie al confine tra nucleo e mantello.
Christian Schröder, esperto sia di scienze della Terra che di esplorazione planetaria presso l’Università scozzese di Stirling, ha detto all’AFP che la teoria “si adatta a diversi filoni di prova”. “È una scoperta molto significativa ed entusiasmante”, ha affermato Schroeder, che non è stato coinvolto nella ricerca.
Egli, tuttavia, ha sottolineato che il mistero della formazione della Luna non è stato ancora risolto.
(Con input delle agenzie)
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