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Per la prima volta, i big data e l’intelligenza artificiale (AI) vengono utilizzati per modellare modelli nascosti in natura, non solo per una specie di uccelli, ma per intere comunità ecologiche attraverso i continenti. E i modelli seguono l’intero ciclo di vita annuale di ciascuna specie, dalla riproduzione alla migrazione autunnale verso zone non riproduttive, e di nuovo verso nord durante la migrazione primaverile. Si inizia con gli oltre 900.000 birdwatcher che segnalano i loro avvistamenti al programma eBird del Cornell Lab of Ornithology, uno dei più grandi progetti scientifici sulla biodiversità al mondo. Se combinati con le innovazioni nella tecnologia e nell’intelligenza artificiale – le stesse innovazioni che alimentano le auto a guida autonoma e la traduzione linguistica in tempo reale – questi avvistamenti rivelano più che mai i modelli di biodiversità degli uccelli e i processi che ne sono alla base.
Lo sviluppo e l’applicazione di questo rivoluzionario strumento computazionale è il risultato di una collaborazione tra il Cornell Lab of Ornithology e il Cornell Institute for Computational Sustainability. Questo lavoro è ora pubblicato sulla rivista Ecologia.
“Questo metodo ci dice in modo univoco quali specie si verificano, dove, quando, con quali altre specie e in quali condizioni ambientali”, ha affermato l’autrice principale Courtney Davis, ricercatrice presso il Cornell Lab. “Con questo tipo di informazioni, possiamo identificare e dare priorità ai paesaggi di alto valore di conservazione: informazioni vitali in quest’era di continua perdita di biodiversità.”
“Questo modello è molto generale ed è adatto a vari compiti, a condizione che ci siano dati sufficienti”, ha detto Gomes. “Questo lavoro sulla modellazione congiunta della distribuzione delle specie di uccelli riguarda la previsione della presenza e dell’assenza di specie, ma stiamo anche sviluppando modelli per stimare l’abbondanza di uccelli – il numero di singoli uccelli per specie. Puntiamo anche a migliorare il modello incorporando richiami degli uccelli insieme ad osservazioni visive.”
Collaborazioni interdisciplinari come questa sono necessarie per il futuro della conservazione della biodiversità, secondo Daniel Fink, ricercatore del Cornell Lab e autore senior dello studio.
“Il compito da svolgere è troppo grande perché gli ecologisti lo possano fare da soli: abbiamo bisogno dell’esperienza dei nostri colleghi in informatica e sostenibilità computazionale per sviluppare piani mirati per la conservazione, il ripristino e la gestione su scala paesaggistica in tutto il mondo”.
Questo lavoro è stato finanziato dalla National Science Foundation, dalla Leon Levy Foundation, dalla Wolf Creek Foundation, dalla Eric and Wendy Schmidt AI in Science Postdoctoral Fellowship – un programma Schmidt Future, dall’Air Force Office of Scientific Research e dal US Department of Istituto Nazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura dell’Agricoltura.
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